Published On: 15/08/2015Categorie: Blog, I reportage - Tango nel mondo
La serata è servita. Si parte. Il primo impatto sono i taxi gialli e neri della “ciudad”: sono tantissimi e si trovano ovunque, si sale e si comincia a sfrecciare a tutta velocità per le “avenidas”…

Quando il tassista scopre che sei straniero, specialmente italiano, capita spesso che ti racconti una storia sulle sue origini o, come è capitato a noi, si mettesse a cantare le canzoni degli alpini.

All’entrata della milonga, dopo essere passati dalla cassa, c’è l’organizzatore  che ti accoglie per accompagnarti al tavolo .

Le milonghe classiche hanno la tipica disposizione portena: da un lato si siedono le donne, dall’altro gli uomini, sui lati corti e nelle seconde file dei tavoli le coppie:  uno schema collaudato e funzionale alla “mirada”, che qui è molto praticata, anche perché le luci non sono mai bassissime.
Quando si entra in pista e si balla si è sempre sotto lo sguardo attento dei “vecchi milongheri” seduti ai tavoli di bordo pista con sguardi di compiacimento verso i ballerini più bravi , come padri che  danno il loro consenso ai figli, quando fanno i bravi.
In pista, con gran  dignità , sono sempre perfetti nel loro modo di vestire, riescono a ballare con una fluidità e musicalità e la sensazione è che abbiano dei pattini sotto i piedi. Mai esagerati, sempre intensi, conoscono ogni parola e ogni variante di qualsiasi brano, per questo le donne fanno a gara per essere invitate da loro.
Anche quando la pista è colma si riesce a ballare adattandosi allo spazio ristretto senza urtarsi:  l’importante è l’abbraccio, non la quantità di figure. Così la “ronda” gira e si forma quella che viene chiamata una “buena onda”.
Dai nostri inviati Andy Mocellin Cassina e Lucia Nocerino
Reportage dai mondiali di tango 2014

Inviati speciali a Buenos Aires

 

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